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di FIORENZO DELLE RUPI*


   

Vorrei proporre un confronto tra l'universo tolkieniano e quello, a me altrettanto caro, di Star Wars.

Prima che i puristi o gli intellettuali più intransigenti storcano subito il naso, sarà necessario porre qualche premessa. Quando si tracciano articoli di comparazione tra due universi, si è subito tentati di scoprire correlazioni implicite nell'idea stessa della comparazione: si vuole forse affermare che l'uno è migliore dell'altro? Si vuole forse valorizzare il secondo sottolineando le affinità col primo?

Nulla di tutto questo, lo specifico subito. Lo spunto di fondo non proviene altro che dal fatto che le due opere presentano effettivamente un buon numero di temi simili tra loro, e ciò è dovuto al semplice fatto che George Lucas è stato un grandissimo estimatore di Tolkien e della sua opera, e nel porre le fondamenta di quello che sarebbe diventato il suo personale universo fantascientifico si è mosso, consapevolmente, spinto dalle stesse intenzioni di Tolkien: creare una nuova mitologia, o meglio una nuova favola, per una generazione che stava crescendo priva di ogni dimensione del fantastico e del senso del meraviglioso.

Nell'analizzare le similitudini tra la Terra di Mezzo e una Galassia lontana lontana non bisogna dimenticare le differenze: l'epopea tolkieniana è stata scritta cercando in primo il valore letterario. La Trilogia lucasiana invece risponde, in più di un'occasione, ad esigenze e cliché commerciali o di pubblico che ne compromettono il valore unitario (basta pensare agli ewok, a tutta la corte dei pupazzi di Jabba, o a certe scene d'azione e di effetti speciali forzatamente prolungate), ma potremmo comunque affermare che si tratta di necessità meno facilmente evitabili quando si affronta il mezzo cinematografico.

È proprio a questo proposito che inizieremo il nostro percorso evidenziando la prima similarità tra le due opere e i due autori. Potremmo dire che Lucas, pur mantenendo le debite differenze che i due diversi mezzi di narrazione impongono, parte proponendosi esplicitamente di fare per il cinema quello che Tolkien ha fatto per la letteratura: restituire al genere fantasy la dignità e il rispetto che merita proponendo un'opera solida, studiata nei dettagli e dagli standard molto alti. Se si pensa che gli esiti ottenuti dai due creatori nei rispettivi campi sono stati molto simili (Tolkien ha dato il via a un vero e proprio filone letterario in cui gli autori, pur cercando di distaccarsi dal modello-prototipo, finiscono per rifare decine e decine di versioni de
Il Signore degli Anelli, proprio come quasi tutti i film di fantascienza degli ultimi vent'anni sono risultati profondamente influenzati dal modello e dal successo di Star Wars) risulta evidente che Lucas ha messo a buon frutto la lezione appresa da Tolkien.

Dice il regista americano a proposito della creazione di uno dei personaggi più famosi della Saga: «per Obi-Wan Kenobi avevo in mente tre componenti ben precise: doveva essere un incrocio tra il Mago Merlino, un samurai giapponese e il Mago Gandalf di The Lord of the Rings». Che Obi-Wan, in certi punti, ci ricordi Gandalf, è palese: il suo "muoversi ai margini del quadro" è tipico di Mithrandir. Agisce il meno possibile in prima persona ma incita, consiglia e incoraggia gli eroi dell'impresa a prendere in mano la situazione. Funzioni e caratteri dei due personaggi, inoltre, non fanno che confermare il paragone: entrambi sono mossi almeno in parte dall'imperativo di porre rimedio al torto commesso da un membro del proprio ordine che ha tradito (Saruman per Gandalf e Darth Vader per Obi-Wan Kenobi) ma addirittura entrambi affrontano la morte lungo il loro percorso per scontrarsi con un nemico particolarmente insidioso e si sacrificano per permettere agli altri la fuga (il Balrog, e ancora Darth Vader nella baia d'attracco della prima Morte Nera) per poi tornare entrambi dalla morte e continuare il loro lavoro di iniziazione degli eroi (Gandalf in carne ed ossa, e Obi-Wan in forma spirituale).

Osserviamo per un istante la trama del primo film, Guerre Stellari: le forze del male, gli imperiali, sono alla ricerca di qualcosa di molto prezioso che è stato loro trafugato (i piani della Morte Nera) e la cui destinazione potrebbe segnare la risoluzione del conflitto. I piani in questione, guarda caso, sono nelle mani non di uno dei tanti guerrieri e condottieri che popolano l'universo, ma in custodia presso due personaggi umili e quanto mai inadatti al combattimento, due droidi. Alla loro ricerca partono orde di truppe d'assalto... E il resto lo sapete. Il tema dell'oggetto risolutivo cercato dalle forze del male in mano ai più umili e meno adatti è, a mio parere, una chiara citazione dei capitoli d'apertura de Il Signore degli Anelli. Ma c'è qualcosa da aggiungere che il grande pubblico non sa: in una delle primissime versioni della sceneggiatura di Guerre Stellari, Luke, Leia e gli zii Owen e Beru non dovevano essere umani normali, ma nani piccoli, pacifici e indifesi; come gli Hobbit. Anche qui, insomma nulla di nuovo: tanto è vero che Lucas, pur abbandonando l'idea per Star Wars, la riproporrà anni dopo per il film fantasy Willow.

È evidente inoltre un parallelismo tra gli scenari in cui si svolgono gli eventi. Proprio come accade per la Contea di Tolkien, anche Tatooine, luogo di smarrimento dei piani della Morte Nera, è una provincia lontana e di nessun interesse per l'esercito imperiale, in cui gli abitanti conducono vite tranquille e persino monotone, ma che a un certo punto vedono tutto ciò sconvolto dalla calata delle forze del male (mentre Fredegario Bolgeri scamperà di un soffio all'assalto dei Cavalieri Neri a Villa Brandy, ben più cruento sarà lo scontro degli zii di Luke, rimasti alla fattoria dopo la sua partenza).

Ancora: tutti sappiamo, credo, chi sia Darth Vader. Prima lo abbiamo accostato a Saruman (anche se finisce per essere una figura molto più centrale e dominante all'interno della Saga di Star Wars che non la sua controparte tolkieniana). Ma confrontiamolo con un'altra vecchia conoscenza. Darth Vader: in origine, Anakin Skywalker. Un cavaliere Jedi sedotto dal Lato Oscuro della Forza, che tradì e assassinò i suoi compagni e si mise al servizio dell'Imperatore per sete di conoscenza. Celò il suo volto dietro una maschera e dimenticò il suo vero nome. Avete capito a chi mi riferisco?

«Il cavaliere era interamente vestito di nero, e nero il suo alto elmo (!): eppure non si trattava di uno Schiavo dell'Anello, bensì di un uomo vivo. Era il Luogotenente della torre di Barad dur, e il suo nome non è ricordato da alcuna storia; egli stesso infatti, l'aveva dimenticato e diceva: "sono la Bocca di Sauron." Ma dicono che fosse un rinnegato, appartenente alla razza di coloro che vengono chiamati Numenoreani neri, gente che stabilì la propria dimora nella Terra di Mezzo all'epoca della dominazione di Sauron, venerandolo poiché erano avidi di scienza malefica. Questi era entrato al servizio della Torre Oscura appena risorta e grazie alla sua astuzia era riuscito a salire sempre più in alto e nel favore del padrone; aveva appreso grandi sortilegi e sapeva molte delle cose che passavano nella mente di Sauron». Notevole, no?

Ancora: in entrambi i "viaggi" compiuti dai protagonisti, il loro primo contatto col "mondo più grande" viene simboleggiato dall'entrata in una locanda / taverna? Sia la Cantina di Mos Eisley per Luke sia la locanda di Brea per Frodo, entrambe sono punti di raccolta per molteplici razze, ospitano viaggiatori, spie, e inaspettati alleati, ed entrambe tuffano senza troppi riguardi l'eroe nel pieno dell'azione senza che egli vi sia ancora preparato, uscendone solo grazie agli interventi dei propri alleati. Nella Cantina di Mos Eisley Luke, esterrefatto in maniera non troppo dissimile da quella che deve essere stata di Frodo nell'entrata al Puledro Impennato, pur cercando di non farsi notare finisce per attirare l'attenzione di tutti facendosi coinvolgere in una rissa. Questo attira le attenzioni dell'Impero, che, informato da una spia, costringe il gruppo a una partenza precipitosa. Manca solo che la spia in questione abbia la faccia gialla e gli occhi strabici, e poi ci siamo! E se vogliamo dirla tutta, anche Luke recupera nella Cantina di Mos Eisley un nuovo alleato, che viene considerato una canaglia e un perdigiorno dagli abitanti del luogo, ma che si rivelerà prezioso. Di sicuro il personaggio di Aragorn si svilupperà su una strada ben diversa da quella di Han Solo, ma le circostanze dei due incontri sono quanto mai simili!

Se vogliamo inoltre buttarci fino in fondo nel gioco, e andare a cercare le coincidenze più curiose e improbabili... Beh, perché non notare nulla tra un Bard che, al momento di scoccare l'ultima freccia contro Smaug viene consigliato da un corvo sul punto esatto da colpire e un Luke che, alla guida di un X-Wing, viene raggiunto dalla voce di Obi-Wan che lo incita a colpire il bersaglio usando la forza?

Passiamo ora al secondo film,
L'Impero colpisce ancora. Qui ci sono meno somiglianze, ma comunque emblematiche. Al di là del fatto che anche Luke finisce per essere separato dal resto del gruppo e vive una serie di avventure "in solitario", di carattere mistico-introspettivo, con la sola compagnia di R2-D2 (un robottino il cui carattere testardo e la fedeltà incrollabile ricordano tanto quelle di Sam Gamgee), un episodio in particolare vale la pena di essere evidenziato. Luke si sta addestrando per diventare un cavaliere Jedi sotto la guida del Maestro Yoda, quando ha una visione: i suoi amici, al momento molto lontani, sono in pericolo e stanno soffrendo. «È il futuro, che vedi» spiega Yoda, «decidere tu devi, come meglio aiutarli. Difficile a dirsi, se moriranno: sempre in movimento il futuro è». La situazione è molto simile alle visioni che offre io Specchio di Galadriel: offre sprazzi di futuro, ma non è detto che si realizzino. E in Star Wars avviene proprio ciò di cui Galadriel ammonisce gli hobbit: Luke agisce in base alla visione avuta, trasformando in futuro effettivo qualcosa che avrebbe potuto andare diversamente se egli avesse saputo resistere alla tentazione.

E sempre a livello di "visioni", pensiamo anche all'allucinazione che Luke ha nella grotta di Dagobah, in cui il vero volto di Darth Vader è rappresentato come il suo, a monito che egli stesso potrebbe diventare un agente del male se si lasciasse corrompere dal Lato Oscuro. Ciò accade anche a Frodo che, nell'esaminare Gollum, vede ciò che egli stesso potrebbe diventare se cedesse alla seduzione dell'Anello.

Giungiamo così al terzo film,
Il Ritorno dello Jedi. Qui uno degli eventi risolutivi dell'intera guerra tra ribellione e Impero è la battaglia del Bunker di Endor. Gli imperiali hanno preso in trappola i ribelli grazie a una nutrita legione di soldati armati di apparecchiature tecnologiche di tutto punto, tra cui motociclette iperveloci, le speeder bike, e i camminatori da battaglia AT-ST.

L'Impero ha però totalmente ignorato gli alieni locali, gli Ewok, tacciandoli come innocui e indegni di attenzione. Essi ingaggiano invece una battaglia ferocissima, utilizzando armi, metodi e stratagemmi primitivi e "naturali" che però finiscono per avere la meglio sui mezzi tecnologici e contorti dell'Impero. Per quanto questo sia uno dei momenti della trilogia che più detesto, quasi tutto improntato all'insegna del "tenerone" o del buffonesco, il tema di fondo, vale a dire una forza primitiva ma "naturale" e intrinsecamente buona che non era assolutamente stata presa in considerazione dal nemico e che finisce per sopraffare una forza tecnologica e superiore che le aveva inflitto ripetuti danni, mi fa pensare molto da vicino alla rivincita degli Ent su Saruman. Anche lì una battaglia disperata viene rovesciata completamente grazie all'intervento inaspettato delle forze di Treebeard (Barbalbero nella versione italiana); e Saruman, che quanto a battaglie tradizionali e tattiche ufficiali aveva considerato e calcolato ogni dettaglio, viene sbaragliato da un nemico che non aveva nemmeno preso in considerazione.

Arrivati al gran finale, allo scontro tra Luke, Vader e l'Imperatore, nonostante i meccanismi siano diversi, i fili si riallacciano proprio come nella trama di The Lord of the Rings. La forza di Luke / Frodo da sola non è sufficiente per contrastare il potere dell'Imperatore / Sauron nel cuore stesso del suo regno, ma è proprio la sua presenza lì, seppure impotente, a far sì che colui che dal Male era stato corrotto (Vader / Gollum) si rivolti e annienti il Male, e nel farlo venga distrutto a sua volta.

Abbiamo qui elencato solo i parallelismi più evidenti, ma credo sia stato sufficiente per dimostrare quanto l'opera di Tolkien abbia influito sulla creatività di Lucas. Da adesso in poi il gioco può continuare all'infinito: divertitevi a scoprire come l'Alleanza Ribelle raccolga attorno a sé tutte le razze aliene della galassia, che l'Impero maltratta e disprezza, proprio come l'Alleanza dei liberi popoli in LOTR; come Sauron e l'Imperatore abbiano le pupille di un acceso giallo fuoco; come Darth Vader, in lingua originale venga spesso chiamato The Dark Lord; come Luke Skywalker erediti dal padre un'antica e nobile spada laser, ma che sia pronto allo scontro finale solo quando ne ha forgiata una sua; come il mostro del tritarifiuti nella Morte Nera sia terribilmente simile a quello che attende la compagnia alle porte di Moria (a proposito, chissà perché di tutta la compagnia il mostro afferra proprio... Luke?); come gli scenari di Moria e della Morte Nera si assomiglino (abissi, ponti, corridoi e labirinti)... Ma lascio a voi il divertimento.

  
  

Dal sito Star Wars Athenaeum - Pubblicato in precedenza su «Terra di Mezzo», marzo 1997.

   


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