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a cura di MARCO DOLCETTA*

   

La proposta formulata dalla Commissione sulla laicità e il dibattito che da essa può scaturire toccano una questione centrale che va al di là della stessa difesa della laicità e investe una problematica fondamentale non solo per una civiltà come quella francese ma più in generale per la civiltà europea. Mi riferisco al tema dell’eguaglianza tra donne e uomini». Ad affermarlo è lo storico e saggista francese Max Gallo.
  

Professor Gallo, come valuta la proposta avanzata dalla Commissione sulla laicità di vietare per legge a scuola il velo islamico e tutti gli altri simboli religiosi «ostentati»?

La proposta tocca una questione cruciale per l’insieme della civiltà europea, e non solo francese, in quanto il dibattito non investe solo il tema, pur importante, della laicità, ma affronta un tema ancora più importante: quello relativo alla égalité, alla eguaglianza tra uomini e donne. Questo è il problema. Perché quando si fa un esame generale dei Paesi in cui il velo islamico è obbligatorio, si vede che la donna è costretta il più delle volte a una condizione di forzata subalternità, di umiliazione, a disposizione, ma forse sarebbe meglio dire alla mercé, del padre, del marito, del fratello. Al di là della questione della laicità, il tema fondamentale, a cui la Commissione guidata da Bernard Stasi dà una risposta importante, è se vogliamo oppure no una eguaglianza tra donne e uomini, vogliamo o no che una persona possa scegliere liberamente la sua vita anche per ciò che concerne il rapporto con la religione. Sbaglia chi interpreta questa proposta come un attacco alla libertà religiosa. È vero l’esatto opposto: ciò che si vuol determinare è proprio la libertà della persona di potersi formare una coscienza civica e religiosa. E c’è un altro fatto che rende particolarmente significativa la proposta della Commissione...
  

Di quale fatto si tratta, professor Gallo?

La proposta riguarda in particolare la scuola. Dunque abbiamo a che fare con delle minorenni. È possibile accettare che all’età di dieci, dodici, tredici anni una ragazza, e ancor più una adolescente, sia già così assolutamente determinata da voler “ostentare” il velo islamico? Il principio della scuola repubblicana e laica è che ognuno può scegliere e la scuola è il luogo della possibilità di formarsi un’idea della vita, e dunque anche del rapporto con la fede religiosa. Ciò che non è accettabile è l’idea che entrando nella scuola si sia già compiuta una scelta per la vita. Perché quella scelta, qualunque essa sia, sarebbe stata imposta e non acquisita consapevolmente dalla ragazza. Con la proposta di far divieto di ostentare il velo islamico, come gli altri simboli religiosi, siamo di fronte a questioni decisive, perché ineriscono alla persona, alla libertà della persona, alla eguaglianza tra le persone e quindi anche della laicità.

  
Non crede che la proposta elaborata dalla Commissione dei venti saggi possa essere percepita come l’imposizione della laicità come religione di Stato?

No, perché la laicità non è una religione di Stato; la laicità è il principio che ogni persona ha la sua fede ma lo spazio della scuola, che è il luogo in cui nasce e si forma la personalità del citoyen, non deve essere investito da una scelta predeterminata. Nessuno vuole impedire ad una ragazza o ad un ragazzo di avere la propria fede; ciò che si intende evitare è che la scuola si trasformi in un “bunker” delle fedi religiose. In questa ottica, concordo pienamente con l’idea di secolarismo affermata dai venti saggi della Commissione, e cioè che secolarismo significa in primo luogo rispetto per le differenze.

  
Come pensa che la proposta della Commissione possa venire accolta dalla comunità musulmana in Francia?

La comunità musulmana non è una comunità in cui tutti credono, ed anche tra i credenti quelli che interpretano in modo radicale e fondamentalista i dettami dell’Islam non sono certo la maggioranza. Su questo occorre evitare ogni ambiguità. In Francia vi sono quattro-cinque milioni di cittadini, in molti casi francesi, che sono venuti da Paesi dove è preponderante la religione musulmana, ma in Francia non possono essere definiti tutti come fedeli dell’Islam. A questo proposito va ricordato che esiste una legge che permette alle ragazze di scegliere in libertà se essere musulmane o no.

  

La proposta avanzata dalla Commissione sulla laicità non riguarda solo il velo islamico ma anche un simbolo della religiosità ebraica come la «kippa».

La proposta propone il divieto dei simboli religiosi ostentati, ma non censura o proibisce altri simboli, meno evidenti, legati al proprio credo religioso e politico, così come mi sembra degna di attenzione la proposta di dar vita a una scuola nazionale per studi islamici, il che valorizza le differenze culturali e religiose proprie di una moderna società multietnica».

  

Da questo punto di vista c’è una eguaglianza di trattamento tra le diverse fedi?

Assolutamente sì. E questa eguaglianza di trattamento si manifesta anche nella proposta, avanzata dalla stessa Commissione per la laicità, che siano giorni di vacanza per le scuole la festa ebraica del Kippur e quella musulmana dell’Aid-el-Kebir.

  

  

* ©2004 «l'Unità» del 12 dicembre 2003; articolo qui ripubblicato con l'autorizzazione del quotidiano.

  


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