Sei in: Storiamedievale ® Pre-Testi

di SAMANTA NANNINI

 

    

In Italia l'arte della viticoltura giunse inizialmente in Sicilia con i colonizzatori Egeo-Micenei, quasi quattromila anni fa e da lì si diffuse alle coste meridionali della Penisola. In seguito, intorno al 1000 a.C., la viticoltura fu portata al centro e al nord, in particolare nell'attuale regione Toscana, grazie al forte impulso dato dagli Etruschi. Le popolazioni italiche comunque coltivavano la vite e facevano il vino già prima del 2000 a.C., sia pure in maniera molto rudimentale, dal momento che il terreno e il clima erano i più adatti per questo genere di coltivazioni: non a caso 'Enotria' (Oenotria tellus) è l'antico nome della Penisola, da tempo immemorabile considerata 'terra del vino'. Furono gli Enotri, stirpe che occupava la parte meridionale dell'Italia, in particolare le attuali regioni di Basilicata e Calabria, a creare le basi tecniche della nostra viti-enologia.

Molti dei vitigni diventati famosi in Italia furono importati dalla Grecia, altra nazione storica per la coltivazione della vite; in Sicilia, ad esempio, furono introdotte alcune varietà tuttora coltivate, come la Malvasia, ottenuto specialmente dalle uve bianche, il Greco, anch'esso ricavato dalle uve bianche dal caratteristico colore grigio-ambrato e l'Aglianico, dal caratteristico profumo di fragola. In epoca successiva ai romani, forse più di ogni altro popolo precedente, fu riconosciuto il merito di aver diffuso la viticoltura e soprattutto di aver affinato i metodi enologici, al punto tale che alcuni loro risultati non furono eguagliati fino al XVII-XVIII secolo. Con l'espansione dell'Impero romano, infatti, nacquero i vini del Reno, della Mosella, della Gallia, ovvero gli antenati degli attuali Bordeaux, Bourgogne, e Champagne.

Il legionario romano aveva come ordine quello, al termine della conquista, di impiantare vigneti e di insegnare alle popolazioni indigene la tecnica della viti-enologia. In questo modo col tempo la coltivazione della vite si diffuse in Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e nord Africa. Per questo motivo anche oggi si può considerare l'Italia la "terra del vino", grazie anche alla civiltà romana che portava i propri costumi, nel bene e nel male, nelle terre conquistate.

Nel periodo medievale lo sviluppo della viticoltura si deve in gran parte ai conventi, diventati dei veri e propri centri vitivinicoli vista la necessità di disporre di vino per le celebrazioni della Santa Messa; questo contribuì notevolmente all'espansione della viticoltura anche in quelle zone dove non era propriamente nata da tempo. è ormai ampiamente noto come i centri monastici fossero dei nuclei importantissimi sia per la vita culturale sia per la vita economica dei villaggi vicini: la coltivazione della vite è solo uno dei tanti aspetti e dei tanti lavori portati avanti nei monasteri.

Tra i più famosi vini del Medioevo si possono citare quelli del nord Italia, dell'Istria, i triestini Ribolla (dal latino rubeolus, rossastro, anche se è diffusa, soprattutto nella zona di Udine, una varietà gialla che dà un vino bianco, leggero e fresco), Terrano (di color rosso carico, con profumo di lampone, frizzante e asprigno) e Malvasia; i vini veronesi, la Vernazza bresciana ed i vini della Valtellina. In Liguria era già conosciuto il vino delle Cinque terre ed erano molto stimati anche i vini del bolognese, del modenese e dell'attuale Romagna in genere. In Toscana vi erano il Trebbiano (le cui denominazione risale al XIV secolo e indicava un vitigno che dava, com'è ancora oggi, un'uva bianca di color giallo-verdastro, usata per la preparazione di numerosi vini), la Malvasia, l'Aleatico, originario della Toscana ma oggi diffuso anche nel Lazio e in Puglia, il Sangiovese, vitigno famoso per la produzione di celebri vini come il Chianti o il Brunello di Montalcino, la Vernaccia (da Vernaccia, forma antica di Vernazza da dove proviene, coltivato anche in Sardegna: da questo vitigno si ricavano sia vini bianchi secchi, specialmente in Toscana, sia vini liquorosi e dolci soprattutto in Sardegna) di San Gimignano ed i vini di Montepulciano. Particolarmente apprezzati anche i Moscati, dolci e piacevoli, e le Malvasie di Lipari, per quanto riguarda le isole tirreniche dell'arcipelago delle Eolie.

  

In questo articolo sarà molto difficile accontentare chi già sa molto dei vini, anche del periodo medievale. Troverete di seguito alcuni famosi aneddoti riguardo al prestigioso nettare d'uva, così amato fin dal tempo degli Etruschi. Forse alcuni degustatori di vino e amanti di questo piacevole sollazzo della gola conosceranno già la leggenda che spiega la provenienza della denominazione Gallo Nero, simbolo del Chianti, una delle zone più rinomate per la coltivazione di vitigni dai quali si ottengono vini sopraffini. Essa racconta che nel periodo tra il Duecento e il Trecento, mentre si combattevano le numerose battaglie territoriali tra Firenze e Siena per stabilire definitivamente il confine tra questi territori, le due repubbliche decisero di mandare un cavaliere ciascuna in direzione dell’altro. I due cavalieri prescelti si sarebbero messi in marcia con il primo canto del gallo ed il punto d’incontro dei due sarebbe diventato il confine, mettendo perciò un teorico fine alle dispotiche guerre. I Senesi come sveglia avevano un gallo bianco al quale tenevano talmente da curarlo e nutrirlo tanto da farlo diventare grasso e pigro. I Fiorentini invece davano al loro gallo nero pochissimo da mangiare e veniva trattato come ogni altro animale da cortile. E così grazie - o per colpa - della fame il gallo nero si svegliò il giorno della sfida ancora prima dell'alba, dando un incredibile vantaggio al cavaliere fiorentino, che partì prima del suo avversario raggiungendo Fonterutoli, cittadina vicinissima a Siena, ancor prima del cavaliere senese. In onore dell'affamato ma utilissimo gallo nero come simbolo della Lega del Chianti fu presa l'immagine di quell'animale, che tuttora designa uno dei vini toscani più rinomati.

Nella zona a sud est di Siena si apre la parte inferiore della Val di Chiana, un luogo assai ricercato sia dagli amanti del vino sia di quelli della buona tavola. Prendiamo ad esempio il paese di Montepulciano, da sempre intimamente legato alla fama delle sue vigne e del suo vino. Un'antica leggenda vuole Montepulciano fondata per volontà del presunto re etrusco Lars Porsenna. La leggenda narra che il re si trasferì da Chiusi dove risiedeva fin sull'antico colle di Mons Mercurius, seguito dagli stessi abitanti di Chiusi che più tardi cambiarono il nome del colle in Mont Politicus, da cui poi, secondo le trasformazioni della lingua latina, derivò il toponimo Montepulciano.

Fin dalle sue origini remotissime Montepulciano fonde con il vino la sua storia: una testimonianza giunta dagli scavi archeologici del 1868 riguarda una kylix (tazza da vino) a figure rosse, rinvenuta in una tomba etrusca nei pressi del paese toscano. Sul monile erano rappresentati Flufluns, il Bacco etrusco dio del vino, che ballava insieme a una menade durante lo svolgersi di un gioco in cui il vino era protagonista.

In più vogliamo riportare una testimonianza straordinaria sulla bontà del vino e dei vitigni italiani visto che uno storico latino d'eccezione come Livio, nelle sue Storie (V, 33), riferisce che i Galli arrivarono in Italia perché erano attratti proprio dal vino di quelle colline che un etrusco di Chiusi, tal Arrunte, aveva fatto malauguratamente assaggiare per convincerli a varcare le Alpi e vendicarsi così del suo Locumone, per una banale questione di gelosia.

   

In epoca altomedievale il documento più antico riferibile ancora al vino di Montepulciano è del 789: nella pergamena il chierico Arnipert offre alla chiesa di San Silvestro o di San Salvatore a Lanciniano sull'Amiata, un pezzo di terra coltivata a vigna posta nel castello di Policiano. In seguito il Repetti nel suo Dizionario storico e geografico della Toscana cita un documento che risale al basso Medioevo e precisamente al 1350 nel quale si stabiliscono le clausole che dovevano regolare il commercio e l'esportazione del vino di Montepulciano, facendoci dedurre che già da tempo si erano ben resi conto della straordinaria ricchezza che avevano.

è comunque documentato fin dall'Alto Medioevo che i vigneti di Mons Pulitianus producevano vini eccellenti e alla metà del Cinquecento Sante Lancerio, il cantiniere di papa Paolo III Farnese, celebrava il Montepulciano come vino adatto sia per il periodo invernale che per quello estivo, essendo piacevole sia per l'olfatto che per la vista che per il gusto, definendolo infine un "vino da signori". Perfetto quindi per le tavole dei nobili, anche se le etichette più lontane nel tempo indicavano semplicemente "Rosso Scelto di Montepulciano".

Naturalmente è facile ora comprendere come sia stato possibile che in breve la fama dei vini toscani sia arrivata all'Inghilterra, alla Francia - dove da sempre lottano per un primato incontrastato dei vini - e alla Spagna. Dalla Spagna in particolare la vite fu portata nel nuovo mondo, dove solo da pochi anni si cerca di darne un carattere e una sua dignità. Del resto il vino è una bevanda propria dell'Europa e in particolare dell'Italia dove molti documenti riportano quanto fosse richiesto e apprezzato da tempo immemorabile il vino italiano. Molti sono stati infatti anche i poeti che hanno lasciato la loro testimonianza, scrivendo sonetti "d'amore" per il vino, in epoca medievale, moderna e contemporanea, in Italia come in Europa.

   

Bibliografia

Ludovico Bertoli, Le vigne e il vino di Borgogna in Friuli, rist. anast. 1747, Forni, Testi Antichi di gastronomia ed enologia;

E. Archimede, Dizionario dei vini nel mondo, Roma 1994, Gremese editore;

AA.VV., Enoteche regionali e botteghe del vino, Torino 1995;

S. Giochetti, Vini e vigne d'Italia, Edam Editrice;

S. Folchi, Musei etnografici in Toscana, Firenze 1993.

  

  

  

©2003 Samanta Nannini e Medioevo.ws - Una finestra sul Medioevo. Articolo apparso nel sito Medioevo.ws nel marzo 2002, e qui ripresentato con il consenso del responsabile contenuti storici di quel sito.

 


torna su

Pre-testi: Indice

Home