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di PIPPO LO CASCIO

 

   

   

Il Piano di Gallo, l'antico Planum Galli, territorio comprendente l'attuale borgata di Partanna sino alla zona pedemontana del monte Gallo e quelle di Pallavicino, Z. E. N. e San Lorenzo (St. Laurencius), già nel XII-XIII secolo doveva apparire un ambiente totalmente integro ed ecologicamente equilibrato, dal momento che era scarsamente frequentato dall'uomo.

In base a studi recenti, tratti da documenti e bolle pervenute sino a noi, si può tentare una sommaria ricostruzione sulla trasformazione dell'ambiente connessa alle attività umane. è certo che in tale periodo il mare s'insinuava profondamente nell'entroterra dato che la linea di costa lambiva le vie Saline e Pazienza da dove si poteva raggiungere il Marsa-at-tin  o "Porto del Fango" di età araba, attraverso una stretta trazzera che si dislocava sotto il Monte Gallo, l'attuale via Tolomea.

Le località dei Martini e Partanna, oggi centri popolosi, erano allora costituiti da una serie di laghi o pantani pescosi (vedi toponimi di via "Porta di mare" e "I Pesci" poi corrotto in "Pescia" ed anche "Trapani Pescia"). La zona industriale sino alla zona pedemontana del Monte Billiemi (Belliemi) e parte dell'abitato di T. Natale era costituita da una fitta foresta attestata sin dal XIII secolo (1270) e successivamente ricordata nel XIV (1324) e nel XV (1420 e 1434). L'unica località allora abitata era quella di Catalano e La Barbera nell'attuale zona Grotte documentata sin dal XII secolo con il nome di Casale di Gallo e che il Conte Ruggero assegnò alla Chiesa di Palermo nel 1086 e riconfermato da un successivo diploma di Federico II del 1211.

Mondello

  

Questo su grandi linee lo spaccato del nostro quartiere prima dell'intervento dell'uomo, sino a quando sulla spinta agricola della gabella e per un mercato sempre più esigente, si favorisce tra i secoli XIII e XV lo sfruttamento particolarmente intensivo delle terre extra moenia delle città murate. Anche la città di Palermo non sfugge a questa tendenza. Posta al centro della Conca è circondata da terre spoglie (scapule) tranne che in prossimità delle porte occidentali dove già possiede un numero elevato di orti (horti) come si evince dalle carte di tale periodo, coltivati in vaste zone che dall'aperta campagna del Piano dell'Ucciardone (Richarduni) conduceva sino al marina di Mondello e di Sferracavallo, zone denominate Piano dei Colli (Colles) e di Gallo.

In breve tempo s'incrementa una notevole attività agricola e commerciale legata, oltre che alla coltivazione delle terre, anche allo sfruttamento sistematico della foresta come fosse un giacimento minerario. La principale attività era costituita dal disboscamento per le continue richieste di carbone, legna da ardere e da costruzione. La foresta, costituita in prevalenza da querce (Quercus ilex), già dal XIV secolo era attaccata in diversi fronti per la cronica mancanza di legna da ardere. Risulta, ad esempio, che nel 1228 Palermo ottiene dall'Autorità Imperiale il privilegio di tagliare alberi dalle foreste di Altofonte e di Godrano. Ma il taglio indiscriminato e l'abbattimento degli alberi, fa posto alle nuove colture come il vigneto e la coltivazione del mirto (Myrtus communis), pianta che rappresenterà per alcuni secoli l'aspetto più caratteristico del Planum Galli, sino alla sua sostituzione, nel XVIII secolo, con piantagioni di sommacco (Rhus coriaria) utilizzato per la concia delle pelli.

Nel secolo XIV il territorio si vivacizza per la presenza di numerose attività commerciali connesse alla terra ed ai pantani. I lavoratori del mirto (mortillari), sono impegnati a tagliare, asciugare e battere il raccolto (tra il 1360 ed il 1372 è documentata la presenza dei conciatori Mastro Gaddo di Nubula, frate Matheus e Nerius che controllano il mercato di questi prodotti, possedendo ben 185 salme di mirtettu a cui accudivano contadini Greci immigrati dalla Romania). I cannizzari tagliano le canne e la ddisa lungo i pantani, i porcari conducono al pascolo le mandrie di maiali al limitare della foresta, boscaioli intenti al taglio anche per la presenza di numerose calcare, mulattieri (bordonari), trasportano le merci verso lo scaro ed i caricatori più vicini (in tale periodo è nominato un Portus Gallus nell'odierno centro di Mondello, forse lo stesso Marsa-at-tin). 

è infine del XIV secolo (1317) un documento da cui si apprende che il Pretore della città di Palermo assegnava a tal «Orlando di Matteo Cacalibarda onze due (...) per un mese per accendere i fani sopra i monti di Solanto, Pellegrino e Gallo» con lo scopo di proteggere gli uomini e le attività commerciali del nostro territorio. Il corpo mortale alla foresta del Planum Galli fu inferto, con molta probabilità, con l'espandersi della coltura della canna da zucchero (cannamela), che nel giro di pochi anni guadagnava terreno in buona parte della provincia di Palermo ed in modo particolare a Ficarazzi, Carini e Cinisi. I trappiti dipendevano esclusivamente dalla disponibilità di legna da ardere ed essa fu una delle cause che alla lunga provocarono la crisi e la fine della coltura saccarifera nell'intera Isola. Si taglia la foresta nel Planum, quindi, per rifornire di combustibile l'industria zuccheriera, ma si taglia anche per fare posto al vigneto (rinomati erano i vini Guarnaccia ed il Malvasia) impiantato per soddisfare un mercato sempre più esigente e per un palato sempre più fine.  

  

  

© Pippo Lo Cascio. Testo già apparso nel sito Mondello Lido, e qui ripubblicato con il consenso dell'autore.

  


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