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di COSIMO DAMIANO FONSECA

Cattedrale di Palermo, Sarcofago di Federico II. 

  

Perfino sul luogo della sepoltura di Federico II si sono strettamente intrecciati mito e storia. Tommaso di Eccleston, un cronista inglese coevo dell'imperatore siculo-tedesco, narra la spettacolare e sulfurea cerimonia dell'accompagnamento della salma del sovrano nel cratere dell'Etna in attesa della fine dei tempi quando, come Anticristo, avrebbe combattuto la sua ultima battaglia. Con più aderenza alle testimonianze storiche, Federico venne inumato nella Cattedrale di Palermo il 25 febbraio 1251, due mesi dopo la sua morte, avvenuta in Puglia, a Castelfiorentino, in seguito a dissenteria.

Ma il pesante coperchio della tomba era stato aperto nel tardo medioevo almeno altre due volte per accogliervi rispettivamente le spoglie di Federico III d'Aragona, morto nel 1337, e, qualche decennio prima, nel 1301, per il corpo di Costanza, figlia di Manfredi e moglie di Pietro III d'Aragona: di questa, infatti, è lo scheletro femminile che nel 1995 aveva intravisto il paleoantropologo Francesco Mallegni, dell'Università di Pisa, attraverso l'introduzione nella tomba di un endoscopio a microcamere. Il fatto che, peraltro, accanto al corpo dell'imperatore giacesse un corpo di donna era risaputo da oltre due secoli, cioè da quando nel 1781, in coincidenza con lo spostamento delle tombe reali nell'attuale pantheon ubicato all'ingresso di destra della vasta cattedrale, ristrutturata in quegli anni da Ferdinando Fuga, auspice Ferdinando IV, l'avello venne aperto ed il suo contenuto minuziosamente descritto dal canonico Rosario Gregorio, incaricato da Alfonso Airoldi, regio custode delle Antichità: «L'altro corpo di minor grandezza si giacea disteso sotto al (suo) lato manco, ridotto a nude ossa. Il suo braccio diritto era sopra il petto di Federico. Era tutto avviluppato in un drappo logoro di seta, nel quale furon rinvenute due anella con pietre di non molto valore».

Quest'ultima ricognizione della tomba di Federico II fu, a dir poco, devastante in quanto, per poter eseguire un'incisione del corpo del sovrano, vennero temporaneamente rimossi gli altri due cadaveri, che erano contenuti in sacchi di tessuto molto pesante, e spostato il corpo dello stesso Federico rispetto alla precedente giacitura del febbraio 1251. Comunque, l'incisione eseguita nella circostanza mostra il corpo mummificato dell'imperatore che al Gregorio si presentava: «di ordinatissimi vestimenti coperto. Nella testa, posata sopra un cuscino di cuoio, aveva una corona aperta, i cui raggi di sottilissime laminette di argento dorato, sono ornati di perle e di pietre. Dal lato sinistro della testa era riposto il globo imperiale. Tre tuniche vestivano il cadavere. La prima pare un piviale di drappo lavorato, che si stringeva al petto con un gioiello di figura ovale di ametista incassato in oro, circondato da venti piccoli smeraldi, ed a quattro estremità di esso erano quattro grosse perle. La seconda, che è di drappo semplice, e senza niun lavoro, pare una dalmatica con maniche terminate con un gallone di oro largo quattro dita, ed era essa cinta da uno stretto gallone di seta, adornato di varie rose di argento indorato. La terza finalmente è un camice di lino il quale scendeva fino a coprire le cosce e le gambe, e lo cingeva un grosso cordone di lino aggrappato nel mezzo, e pendeva dall'uno dei lati... Le sue mani incrocicchiate posavano sul ventre, e in un dito della destra era un anello di oro con uno smeraldo. Dal fianco sinistro era posta la spada con la manica di legno... Tutte le ossa del cadavere, e le sue giunture erano intatte, di sorta che poteronsi particolarmente riconoscersi».

La nuova ricognizione del "tumulo reale" ha seguito, come era ovvio, un metodo diverso da quello messo in atto in maniera improvvisata dal canonico palermitano; esso è stato impostato e realizzato con criteri di alto rigore scientifico ed ha registrato la convocazione al capezzale dell'inerme Federico di tecnici di sicura specializzazione, con il coinvolgimento dell'Istituto Centrale e del Centro regionale di restauro, della Curia, della Regione e della Soprintendenza.

   

Il programma ha previsto tre tempi: a sarcofago chiuso la creazione di una camera sterile atta a garantire il controllo delle temperature, dell'umidità e della contaminazione microbiologica nel sarcofago e intorno ad esso, durante le operazioni di apertura minimale; a sarcofago aperto sollevando il coperchio di pochi centimetri - per consentire l'accesso di microcamere e di strumenti di alta precisione - sono stati prelevati campioni infinitamente piccoli di tessuti volti ad effettuare le analisi microbiologiche ed entomologiche, le radiografie, le riprese videogrammetriche, i prelievi per le analisi del DNA; a sarcofago chiuso si sta procedendo allo studio ed alla verifica delle analisi e dei risultati.

Da questi ultimi, di cui si attende la pubblicazione, potranno certamente venire maggiori conoscenze su questo singolare personaggio non certo per appagare le curiosità - e sono tante, non ultime quelle relative alle cause della sua morte - quanto invece per acquisire nuovi dati, al fine di verificare il grado di attendibilità delle contraddittorie testimonianze documentarie sempre oscillanti tra l'esaltazione e l'esecrazione, tra l'epifania messianica e la visione apocalittica dell'Anticristo, di un uomo certamente eccezionale e che ha segnato con la sua presenza la storia dell'Occidente europeo.  

    

     

© Cosimo Damiano Fonseca. Articolo già pubblicato nel sito del Consiglio Nazionale delle Ricerche - AREA di RICERCA FIRENZE.

  


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