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di NINO LAVERMICOCCA

 

La conclamata russofilia del Premier di centro-destra (buona solo per esportazione perché in Italia invece i Cosacchi fanno i girotondi in piazza S. Giovanni), ha contagiato i suoi più stretti imitatori e seguaci, fra i quali è da annoverare senza dubbio il Sindaco di Bari, ormai abituale frequentatore di quel Paese, da San Pietroburgo, a Mosca, Kiev, dove non manca giorno che non firmi una Convenzione con questo o quel personaggio (la neonata Associazione Bari-Mosca ad esempio), fornendo anche a quelle città feste e spettacoli.

Staremo a vedere dove questa ondata di russofilia andrà a parare, forse al gemellaggio con San Pietroburgo, la "Venezia" del Baltico. è certo una cosa buona la riscoperta del grande Paese orientale, anche se tardiva e interessata, con il quale la città di Bari ha avuto periodi di strette relazioni storiche, religiose, commerciali, culturali, dal Medioevo ad oggi. Sarebbe meglio rendere ufficiali, a livello di città intera tali rapporti, magari con l'istituzione di un Centro di documentazione storico-culturale per la Russia, approfittando di quel gioiello architettonico - la chiesa di S. Nicola dei Russi (la chiesa Russa) -, che Bari ha la fortuna di conservare, e che attualmente gode di una insperata valorizzazione dopo l'abbandono, denunciato a suo tempo da Associazioni culturali, ad esempio l'Adirt (Associazione per la Difesa degli Insediamenti Rupestri e del Territorio), che chiese ed ottenne dal Ministero dei Beni Culturali il riconoscimento di edificio storico-artistico ("vincolo").

Allora in giro di russofili ce n'erano pochi e quel singolare monumento (la prima chiesa russa in Italia; la seconda a San Remo) non destava particolare interesse, tanto da essere destinato ad Uffici della Circoscrizione, funzione che assolve tuttora impropriamente ed in maniera certo non conveniente alla ritrovata bellezza della chiesa (magnifico restauro dell'architetto D. Cusatelli). Con grande piacere è stato accolto il suo ritorno nel grembo del Patriarcato di Mosca e si attende ora il completamento del rivestimento esterno con la dipintura delle pareti, ed interno con arredi liturgici ed affreschi. Il modello della chiesa russa di Bari, su disegno dell'architetto S. Wsievold Subbutin, è ispirato alla chiesa della "Trasfigurazione" di Nerediça nei pressi di Novgorod, del XIII-XIV secolo, una sorta di ricalco dunque di uno dei più begli edifici religiosi della Russia medievale.

La sua costruzione fu opera della "Società della Palestina Ortodossa", che aveva raccolto fondi ed arredi in tutto il territorio nazionale per il restauro della basilica di Mira in Turchia, dirottati invece a Bari dopo la rottura delle trattative con il governo turco, per l'acquisto dell'area della basilica mirese.

Basilica di Mira in Turchia: interno.

 

Bari era per i Russi il terzo luogo per importanza fra gli itinerari di pellegrinaggio a Gerusalemme e Roma; dopo le memorie di Cristo e le reliquie dei SS. Pietro e Paolo essi veneravano a Bari quelle di Nicola, santo paragonato agli Apostoli ("isapostolos"). Il numero dei pellegrini era andato crescendo sino alla fine dell'Ottocento, ma a Bari l'accoglienza di questi lontani devoti ortodossi non era delle migliori, fra ribaldi pronti ad approfittare della loro buona fede, impossibilità di comunicare per via della lingua, mancanza di un alloggio decoroso (P. Cioffari ha tracciato la storia delle loro pene infinite, del coraggio e della ostinazione devozionale nel volume: Viaggiatori russi in Puglia dal '600 al primo '900).

Ad evitare ulteriori spoliazioni e ruberie, il Governo Russo e per esso lo stesso zar Nicola II, che incoraggiava la creazione di asili e ospizi per i Russi all'estero, approvò il Progetto della Chiesa e della Casa dei Pellegrini a Bari il 2 febbraio 1911 e sul terreno acquistato sulla via di Carbonara, in un clima festoso di incontro e solidarietà, fu posta la prima pietra dell'edificio il 23 maggio 1913.

La Chiesa russa suggellava un rapporto di consuetudine fra i Russi, S. Nicola e la Basilica barese, che andava indietro nel tempo fino alla traslazione delle reliquie e forse ancora più addietro al periodo della conversione di quel popolo al Cristianesimo ortodosso. La storia affascinante è contenuta nelle pagine di particolare bellezza e suggestione del Racconto dei tempi passati, opera fondamentale per la conoscenza della Russia antica.

I Rus (Rhos per i Greci), in pratica una tribù di Vichinghi, vennero unificati in un Regno, esteso da Novgorod fino a Kiev dal principe Oleg nell'882. Venti anni prima essi avevano tentato di assaltare Costantinopoli, la mitica Mikligrad delle saghe nordiche, difesa allora, in mancanza dell'Imperatore, dal Patriarca Fozio, autore di una celebre omelia, letta nel corso dell'assedio, durante il quale fu portata in processione per la città una delle più preziose reliquie conservate: la Tunica della Vergine. L'attacco fu stornato e così quelli sferrati ancora una volta da Oleg nel 907 e da Igor nel 911. Un trattato di pace fu stilato soltanto nel 944. Ma qualche anno dopo, nel 957, la conversione della principessa Olga, vedova di Igor, mentre nel paese si celebravano ancora sacrifici umani in onore del dio vichingo Perun, anticipava il battesimo del Gran Principe Vladimir nel 988. Alla sommità della collina dove era collocato l'idolo pagano, fu costruita al suo posto la prima cappella dedicata a S. Nicola, il più antico monumento del rapporto, da allora ininterrotto, fra i Russi e il vescovo di Mira.

In quegli anni un agiografo bizantino, Simeone Metafraste, pubblicava anche una celebre Vita di san Nicola, che incrementò in modo straordinario il culto del santo in tutto l'Oriente bizantino, ma anche in Occidente, e soprattutto in Russia (oggi si contano circa cinquecento chiese a lui dedicate), Costantinopoli (25 chiese), Napoli, Bari (5 chiese). A Kiev, capitale del Regno, nel 1037 fu costruita la Cattedrale, dedicata, ad imitazione della Patriarchia di Costantinopoli, a Santa Sofia, una delle più straordinarie chiese a cupole della Russia, ricoperta da un prezioso ciclo di affreschi e mosaici, capolavoro di maestranze bizantine dell'XI secolo.

San Nicola vi fa capolino sia attraverso le immagini, sia attraverso il racconto di un miracolo, poco conosciuto in Occidente, che va sotto il nome di san Nicola mokryi («bagnato»). La storia va raccontata: un uomo e una donna di Kiev si erano recati in pellegrinaggio alla tomba dei santi martiri russi Boris e Gleb, ma al ritorno, mentre traghettavano il fiume Dniepr, il figlioletto, che portavano con sé, scivolò dalla barca e scomparve fra i flutti. Nella loro disperazione, essi invocarono san Nicola, ritornando fra le lacrime a Kiev. La mattina seguente, il sacrestano della Cattedrale, all'apertura delle porte, sentì provenire dall'interno il pianto di un bambino, che infatti fu trovato, ancora bagnato dalle acque del Dniepr, accovacciato sotto l'icona di san Nicola.

Kiev, la "Lavra di Pecer'sk".

  

Ed infine la Russia di Kiev ed in particolare il suo più importante monastero rupestre, detto "Pecer'skago Lavra" (la Lavra di Pecer'sk), dedicato anch'esso a san Nicola "delle caverne", fondato intorno al 1040-50 dal monaco Antonio del Monte Athos, fu probabilmente il luogo dove venne trascritta la III Cronaca della traslazione delle reliquie di san Nicola, fra 1110-1120, ad opera di un compilatore rimasto purtroppo ignoto, di cui si conservano codici del XIII-XIV, e del XVI secolo (cod. Rumjancev), quest'ultimo riccamente illustrato con scene dell'evento prodigioso.

Fra le icone più antiche di san Nicola, oggetto di venerazione in Russia, si contano quelle di Novgorod (san Nicola "Velikoretzki"); san Nicola di Rjazan, una icona bizantina inviata dalla città di Cherson e distrutta dai Mongoli nel 1237; e soprattutto san Nicola di Mozhajsk, dal nome della città che il santo liberò dall'assedio dell'"Orda d'oro" nel 1380, apparendo ai Tartari con la spada sguainata. Una statua bronzea di questo tipo è oggi collocata davanti alla Chiesa Russa di Bari, per difenderla forse dai… Baresi, dedicata anch'essa a san Nicola.

La chiesa dunque non è soltanto un monumento, ma il compendio di una storia millenaria, che ha visto la piccola città adriatica, abbracciata, nel nome di san Nicola, dal vasto respiro delle steppe russe.

  

  

©2003 Nino Lavermicocca. Articolo apparso su «Paese Nuovo» (quotidiano pugliese allegato a «l'Unità»), e qui ripresentato con il consenso dell'autore

 


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