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di NINO LAVERMICOCCA

 

Bari, Basilica di San Nicola: statua del santo


Un fantasma, di quelli buoni, avvolto in panni rosso vivo e non in un lenzuolo lattiginoso, si aggira in questi giorni, anzi notti, per l'Europa. è San Nicola dei bambini, il vecchio di Mira e poi di Bari, che, indossato l'abito pontificale con bastone e mitria, formato un piccolo corteo di pochi fidati amici, (un asino e un folletto), rifornito i sacchi di giocattoli, si incammina infaticabile per le valli della Svizzera, le pianure della Lorena e della Renania, le terre basse delle Fiandre e dell'Olanda fino alle lande innevate di Danimarca e Norvegia. Volta a volta cavalca lentamente un asino bigio e galoppa alto nel cielo su un destriero bianchissimo, o naviga in battello sul fiume o scende perfino da un elicottero, bussando porta a porta, dove si sentono voci allegre di bambini, o avvicinandosi silenzioso al camino del tetto, ad infilare, per inveterata abitudine contratta in vita, doni ai fanciulli di mezzo mondo. Ricordate le tre giovinette in età da marito, fornite abbondantemente di danaro per far fronte alla dote o i tre bambini stipati dall'oste malvagio nella tinozza della salamoia, cui venne offerto il dono della rinascita o i tre ufficiali scampati a morte ingiusta; per quei doni e grazie San Nicola è diventato il simbolo della bontà, della protezione e della gioia per i bambini europei: calze, pantofole, ciabatte e pignatte anche quest'anno non mancheranno di essere puntualmente imbottite.

Bari, Basilica di San Nicola: il miracolo dei bambini

  

Motivi storici, tradizioni locali, culto dei Santi, come motivo di identità etnica e religiosa, ruolo pedagogico e attenzione all'infanzia, fondata su letteratura, poesia e teatro popolare, hanno favorito l'identificazione tra il Vescovo di Mira e il benefico portatore di doni nella notte magica del 6 dicembre. Una tradizione fortemente avvertita nei paesi e nelle comunità mitteleuropee, condivisa e difesa con energia contro la straripante caricatura del personaggio - l'insipido Papà Natale di marca americana - lo spot men Santa Claus, una trasfigurazione per tanti versi blasfema e purtroppo dilagata, che qualcuno tenta di fermare, ad esempio in Lorena a Saint-Nicolas-de-Port, seconda città delle sue reliquie in Occidente dove la figura del Vescovo ha riguadagnato il favore della pubblica opinione persino nell'indimenticabile e fragorosa parata civica della festa, o nelle Fiandre, dove il paese di Sint-Niklaas ha deciso l'istallazione di veri e propri cartelli stradali con tanto di divieto di accesso a papà Natale. Lì è ammesso solo San Nicola, la cui immagine è stampigliata persino sulle targhe automobilistiche. E Bari?

Bari si trova stranamente fuori dall'Europa nicolaiana, almeno sotto il profilo folklorico e demoantropologico. Dopo aver dato origine al culto e alla devozione per il Santo, sia con la traslazione diretta di una piccola reliquia (la falange di un dito), ad es. a Saint-Nicolas-de-Port (dove per custodirla è sorta una delle più grandi e importanti basiliche gotiche di Francia), sia con l'invio delle bottiglie della manna, icone e riproduzioni della statua (Amsterdam, Bruxelles, Gand, Praga), la città sembra, incapace di partecipare e riappropriarsi della figura carismatica di San Nicola d'Europa, lasciando campo aperto al "nemico", che ne usurpa le vesti nella frivola apparenza del "pagliaccio" Papà Natale.

Le vetrine di Nancy, Strasburgo, Metz, Vienna, Colonia, Amsterdam, ecc. sono piene in questo periodo di giochi e golosità, fra cui le celebri e dolcissime statue (talune monumentali) di cioccolato di San Nicola, "nero fondente" o al latte o con intrecci di glasse colorate; di caramelle, lecca lecca giganti, di marzapane, mitrie e bastoni episcopali imbottiti di squisiti cioccolatini, oltre a gadgets, cartoline, stikers, paludamenti in miniatura, biglietti augurali e vivacissime buste-contenitori per i giocattoli. A Bari nulla e la festa trascorre veloce, senza la grande emozione della notte più bella dell'anno per i bambini. Solo il rito - relitto della tradizionale tazza mattutina di cioccolata calda - costituisce il sottilissimo tramite connesso in qualche modo alla "cioccolateide" europea.

Eppure tutto il periodo natalizio, il cui calendario si apre proprio il 6 dicembre, preceduto dagli straordinari e mirabolanti Mercatini di Natale (un'altra eccezionale attrattiva mitteleuropea, assenti clamorosamente anche questi a Bari), ha il sapore di San Nicola. Si comincia con il simbolo più curioso della festa: l'albero, che in questi paesi è detto appunto «Arbre de Saint-Nicolas», sia perché la vendita si apre in coincidenza con il 6 dicembre, sia perché, come si può vedere in alcune antiche incisioni, all'albero era attaccata una piccola scala, l'attrezzo che San Nicola aveva adoperato per gettare attraverso la finestra le tre borse colme d'oro per le giovinette bisognose. Fu Lutero a determinare il trasferimento e la denominazione dell'albero di San Nicola in quello ormai più noto di "Natale", addobbato con doni e luci. Anche il celebre «vin brulé», profumo d'inverno nei paesi nordici, è invece il vino di San Nicola, il «dutch wine», che gli Olandesi offrono tuttora copiosamente al volontario che, percorrendo nella notte fredda paesi e villaggi, porta dolci, giocattoli e carezze a tutte le case. Infine anche la parola inglese cookies, per indicare generalmente i dolci, trae origine da quelli olandesi di San Nicola (Koekje) preparati apposta per la festa.

San Nicola e i koekje in una cartolina olandese

  

Come si vede, ce n'è quanto basta perché anche Bari possa recuperare o partecipare almeno come coprotagonista al bel gioco della notte dei bambini di mezza Europa o mezzo mondo. Anche a Mira, nei pressi della basilica madre, è stata eretta una statua in bronzo di San Nicola, camuffato (discretamente in vero) in «Baba Noël» (ma si tratta di un paese musulmano che non conosce il culto dei Santi), circondato da un nugolo di Bambini, a significare comunque l'appartenenza del minuscolo paese di Demre (l'antica Mira) al patrimonio folklorico europeo. Un autentico "relitto" testimoniale può essere considerato il San Nicola dei Bambini di Molfetta, da qualche anno rivitalizzato nella festa, spiegabile forse con i rapporti di quella marineria con la parte alta dell'Adriatico, Venezia e Trieste soprattutto, città poste al limite inferiore dell'area di diffusione europea nicolaiana.

Anche in Trentino e Sud Tirolo (Moena, Cavalese, Bolzano, Vipiteno, Dobbiaco, ecc.) sono ripresi i coloriti cortei e doni di San Nicola. Bari tace e purtroppo il silenzio coinvolge anche aspetti più importanti, connessi all'eccezionale reticolo di cultura, arte, folklore, rappresentato dalla figura di San Nicola, che interseca l'Europa, come un autentico "Cammino" di identità transnazionale, non da meno nelle sue valenze storico-devozionali, del "Camino di Santiago", riconosciuto patrimonio comune della Unione Europea. Insieme almeno con le altre cinque grandi chiese dedicate a San Nicola: Saint-Nicolas-de-Port (Nancy); Sint-Niklaas e Gand; Amsterdam, Bruxelles e Praga, la Basilica di Bari, casa-madre del culto e luogo di conservazione delle reliquie, forma non solo un Patrimonio comune di identità europea, ma addirittura mondiale, per il quale si può ottenere il riconoscimento da parte dell'Unesco, soprattutto se all'aspetto architettonico, artistico e devozionale si accompagna il patrimonio demoantropologico e folklorico così largamente diffuso. Nel Consiglio Europeo i parlamentari pugliesi dovrebbero farsi carico di una proposta del genere, ma fino a questo momento soltanto l'eurodeputato Enzo Lavarra, a quel che consta, ha avviato contatti preliminari in ambito comunitario per il riconoscimento dell'identità comune del "Cammino di San Nicola", premessa questa per approdare all'ambito e meritato inserimento nella Lista del patrimonio mondiale: un ultimo miracolo di San Nicola.

  

  

©2003 Nino Lavermicocca. Articolo apparso su «Paese Nuovo» (quotidiano pugliese allegato a «l'Unità»), e qui ripresentato con il consenso dell'autore.

  


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